Soccorso Alpino e Speleologico Toscano: Emergenza Abruzzo, il racconto di Chiara

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Soccorso Alpino e Speleologico Toscano

Cena tra amici, risate che si susseguono, poi squilla il telefono, è emergenza, la neve che tanto amiamo ci ha tradito. Qua non c’è, in Abruzzo ce n’è troppa…Dovrei studiare, ma qualcosa dentro mi dice che devo andare.
Partenza in tutta fretta poche ore dopo, l’attrezzatura buttata, senza pensarci troppo, sulla jeep e siamo in viaggio. Siamo in quattro, soccorritori alpini delle stazioni di Querceta e Lucca, praticamente sconosciuti. Torneremo cambiati, amici.
Viaggio lungo, destinazione che tarda ad arrivare, non sanno ancora dove mandarci, nessuno ancora sa niente di quello che si cela sotto la neve.
Finalmente, al tramonto, abbiamo un nome, comune di Fano Adriano, dal coordinamento non hanno notizie delle persone che ci vivono, se la gente sta bene, se ci sono stati crolli, nessun contatto. Ormai è buio ma dobbiamo partire subito perché il tempo è prezioso. Così passiamo il tunnel che ci porta nel versante di Teramo e cominciamo a capire cosa è successo. Siamo sull’autostrada, ma somiglia di più ad una pista da bob, ad una corsia, con 2 metri di neve dalle parti, il resto del paesaggio è bianco, bianco ovunque, abbagliante anche nel buio di una notte senza elettricità. Già, neanche quella c’è.
Quando arriviamo alla nostra meta, quasi a mezzanotte, siamo accolti dai sorrisi della gente. Gli abitanti della frazione si sono rifugiati nelle case più solide, quelle che hanno subito meno dal terremoto del 2009, le poche col camino funzionante, per scaldarsi nelle fredde notti che hanno passato isolati. È da lunedì che la neve cade incessantemente e la corrente manca, qualcuno dorme in macchina, terrorizzato dalla terra che trema, ma quando ci vedono, arrivati al paese insieme ad un immensa turbina partita alle 4 della mattina stessa, da Livigno, è una festa. Siamo accolti come gente di famiglia, ci offrono qualcosa da mangiare e un posto dove dormire, poi ci raccontano quello che stanno passando, solo il fatto di essere lì è un regalo immenso che gli facciamo, qualcuno finalmente si è ricordato di loro.
Constatato che tutti stanno bene, la mattina seguente, aiutiamo come possiamo e poi ripartiamo alla volta di altri paesi isolati. Con molte difficoltà, tra telefoni isolati, segnale radio assente, strade ad una corsia, bloccate dai mezzi di soccorso, pelliamo gli sci e ripartiamo, a piedi. Cervaro, raggiunto dopo 2 ore di sci, è un altro dei paesi quasi fantasma in inverno, ci vivono 6 persone, si stanno razionando la benzina per i generatori, non vogliono buttare via un annata di prodotti della terra, sapientemente stoccati nei congelatori. Anche loro è da lunedì che sono isolati e senza corrente, loro e le altre 150 persone che vivono nei due paesi ancora più a monte, in parte raggiunti da altri volontari del CNSAS.
Loro ci raccontano che in una delle due frazioni le persone vivono nei MAP (moduli abitativi provvisori, dal terremoto dell’ Aquila, 2009), sono senza acqua, gas e riscaldamento, murati dalla neve dentro questi prefabbricati, con il tetto che rischia di crollare, sovraccarico come è di neve; sono stremati. Speriamo che le turbine arrivino presto, intanto è venerdì e ancora nessun mezzo ha raggiunto queste persone.
Torniamo a valle, l’indomani ci aspetta lavoro sui tetti, cercando di togliere un po’ di quell’immenso peso che grava su queste mura già provate da troppe scosse.
Destinazione Pietracamela, coordinati come meglio si può visto che le comunicazioni sono ancora impossibili. Qua tutto è coordinato dai paesani; sono alpinisti, sciatori, che stanno dando tutto per risollevarsi ancora una volta, con le loro forze, dall’ennesimo scherzo che la natura gli ha riservato.
Passiamo così due giorni a spalare tetti, legnaie, macchine; sembra una caccia al tesoro, in cui cerchiamo di leggere i contorni morbidi della neve per ritrovare la legna che serve ad accendere le stufe, le macchine affinché non vengano distrutte dai mezzi spazzaneve. Poi, nella sera tra sabato e domenica arriva anche un generatore, l’emozione della corrente! Ci sono ancora le luci di Natale in strada, il paese si illumina, e’ bello nelle sue case antiche, non sembra più un paese fantasma, la gente piange e ride, adesso; è gente forte, dalle spalle robuste, ma quanto possono reggere ancora le loro schiene, quanto ancora dovranno piegarsi alla forza della natura, quanti altri bianchi e candidi fiocchi di neve dovranno sommergere le loro case prima che qualcuno si ricordi che loro esistono, che loro resistono da troppo tempo, silenziosamente, a tutto ciò?
I loro occhi rigati di lacrime, per una lampadina che torna a funzionare però, ha cambiato dentro anche noi. Non dimenticheremo più quelle persone, non noi…

Chiara Vannucci è una giovane volontaria della Stazione “A.Bresciani” di Querceta che, assieme ai suoi colleghi di Querceta e Lucca, ha fatto parte del primo nucleo del SAST intervenuto nelle prime ore dell’emergenza.