Puntura di zecca: cosa fare; i consigli del Soccorso Alpino Toscano

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1993

Cosa sono le zecche
Le zecche sono artropodi che parassitano, nel corso nel loro ciclo vitale (uovo, larva, ninfa e adulto), vari animali selvatici, domestici e l’uomo. Le dimensioni della forma adulta variano da pochi mm fino a 1 cm con corpo tondeggiante ed una testa, poco distinguibile dal resto del corpo, con apparato buccale dotato di rostro che consente la penetrazione della pelle e i conseguente pasto con il sangue dell’ospite. Possono parassitare varie specie di animali e non sono specifiche nella scelta dai cani ai cinghiali, agli scoiattoli agli animali del pascolo fino all’uomo; le stesse specie che si nutrono su grandi mammiferi possono parassitare anche gli uccelli quando sono nello stadio di larva e ninfa.
habitat e comportamento
L’habitat preferito delle zecche è rappresentato da luoghi ricchi di vegetazione erbosa e arbustiva. La zecca dei boschi prospera in presenza di clima fresco e umido mentre la zecca del cane frequenta maggiormente zone a clima caldo e asciutto o dove la vegetazione è più rada. La presenza delle zecche dipende essenzialmente dalla presenza di ospiti da parassitare sul territorio. Si attivano con inizio della primavera all’aumentare elle temperature, e lo rimangono fino a inizio autunno
Il passaggio dalla vegetazione all’ospite avviene per semplice caduta quando la zecca avverte il passaggio e la vicinanza essendo in grado di percepire l’anidride carbonica e il calore emesso dall’animale. Le zecche rimangono attaccate all’ospite per un periodo che varia tra i 2 e i 7 giorni e poi si lasciano cadere spontaneamente.

La puntura
La puntura non è dolorosa a causa della presenza di principi anestetici nella saliva e di per se non rappresenta un pericolo, può però essere occasione di trasmissione di batteri o virus, a loro volta veicolati dalla zecca, che penetrano del sangue dell’ospite quando la zecca rigurgita parte del pasto ematico.
In Italia le infezioni statisticamente più rilevanti sono
• Encefalite da zecca o Tbe (da Arbovirus inoculato principalmente da z. dei boschi – particolarmente presente in Veneto)
• Malattia di Lyme (Borrelia B. prevalentemente dalla z. dei boschi)
• Febbre delle Montagne Rocciose (Rickettia principalmente dalla z. del cane)
• Febbre ricorrente da zecche
• Tularemia

In particolare la malattia di Lyme può manifestarsi con la comparsa di eritema (area di arrossamento cutaneo) nella zona ove è situato il morso della zecca dopo alcuni giorni (fino a quattro settimane) e/o di dolori articolari diffusi o febbre e successivamente anche disturbi del sistema nervoso centrale. La Encefalite TBE può manifestarsi inizialmente come una comune sindrome influenzale (febbre, cefalea, mal di gola) a risoluzione spontanea, per poi dare a distanza di gg disturbi neurologici gravi. Utile precisare che il 5% dei casi dei soggetti con queste infezioni (prevalentemente soggetti anziani o bambini) possono avere complicazioni pericolose per la vita. La Malattia di Lyme e la Rickettiosi, se riconosciute precocemente grazie ai sintomi iniziali, possono essere efficacemente curate con appropriati antibiotici. Dunque nel caso si noti un alone rossastro che tende ad allargarsi oppure febbre, mal di testa, debolezza, dolori alle articolazioni, ingrossamento dei linfonodi sarà necessario informare quanto prima il proprio medico curante della data e della sede di morso zecca per opportuna valutazione.
Per questi motivi, individuate sulla pelle, vanno prontamente rimosse perché la probabilità di trasmettere il patogeno infettante (virus batterio o protozoo) da parte della zecca è direttamente proporzionale alla durata della permanenza di questa sull’ospite. Infatti, solo dopo un certo periodo (alcune ore) in cui è saldamente ancorata per alimentarsi, la zecca rigurgita parte del pasto e potrebbe inoculare nel sangue dell’ospite eventuali patogeni. Bisogna comunque tenere presente che solo una piccola percentuale di zecche è portatrice di infezione.

Precauzioni per ridurre la possibilità di contatto con le zecche:

• indossare abiti chiari per facilitare l’individuazione del parassita durante l’attività in ambiente,
• coprire le estremità, soprattutto inferiori con abiti e calzature adeguate all’attività
• al termine dell’escursione, effettuare un attento esame visivo e tattile della pelle (sedi tipiche sono ascelle, inguine e regione poplitea) e degli indumenti.
• controllare, scuotere, spazzolare gli indumenti prima di portarli all’interno delle abitazioni per poi lavarli.
• trattare sempre gli animali domestici.
• Esistono in commercio repellenti per insetti e anche per scoraggiare l’attacco delle zecche

Nel caso che la zecca abbia già inserito il proprio apparato buccale nella cute dobbiamo tener presente:
Cosa non fare:
• non utilizzare mai alcol, benzina, acetone, trielina, ammoniaca, olio o grassi, né oggetti arroventati. Può provocare il rigurgito di materiale infetto e un ulteriore affondamento del parassita nella pelle dell’ospite.

Cosa fare:
• la zecca deve essere afferrata con una pinzetta a punte sottili, il più possibile vicino alla superficie della pelle, tirando dolcemente cercando di esercitare contemporaneamente un leggero movimento di rotazione.
• dopo la rimozione della zecca, disinfettare la zona,
• evitare di toccare a mani nude la zecca, le mani devono essere protette (con guanti) e poi lavate;
• spesso il rostro rimane all’interno della cute: in questo caso deve essere estratto con un ago sterile
• effettuare la profilassi antitetanica

A cura del dott. Alessandro Lanciani, medico del CNSAS , Stazione di Lucca del Soccorso Alpino e speleologico della Toscana